Ordine dei medici e sindacati oristanesi: “Gravi carenze di specialisti”

Una nuova denuncia sull’attuale situazione della sanità oristanese, sopratutto in tema di organico, arriva da Ordine dei Medici e sindacati di settore, che hanno voluto fare il punto della situazione attuale.

Quello che succede oggi nel Pronto Soccorso è emblematico: “Oggi solo un collega in organico al Pronto Soccorso è in servizio e si dovrà occupare di 16 pazienti Covid” – fa sapere Giampiero Sulis, del Cimo. “La verità è che non possiamo essere un ospedale misto. O Covid, o ospedale normale. Oggi siamo ospedale Covid, ma non siamo strutturati e non abbiamo le risorse per esserlo”. Altro esempio: non ci sono barelle di contenimento biologico, quelle che garantiscono un trasporto in sicurezza del paziente Covid. I volontari e gli anestesisti sono esposti a un grave pericolo di contagio.

L’unica soluzione percorribile e’ quella di diminuire l’afflusso di pazienti in ospedale e per farlo bisogna potenziare l’Usca, l’unità di crisi che dovrebbe essere in grado di smistare i pazienti, a seconda della gravità delle condizioni di salute del malato.

“La medicina di famiglia è sotto pressione da Marzo – dichiara Alessandro Usai, della Fimmg – e non è mai stata risolta la questione dei dispositivi di protezione individuale, ancora carenti. Per questo motivo, fare visite a domicilio è particolarmente difficile”.

Occorre rafforzare il personale dell’igiene pubblica, in modo da tracciare in maniera più rapida i contatti delle persone positive.

Le Usca dovrebbero essere almeno tre per il territorio della Provincia, invece oggi ne esiste solo una.

“Molte strutture sono intasate da pazienti che non avrebbero bisogno di ricovero ospedaliero” denuncia Luigi Curreli, Anaao. “Ci vorrebbe un piano che preveda l’ospedalizzazione dei pazienti in strutture a seconda del loro livello di gravità”.

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