Cure palliative. L’associazione Komunque Donne lancia allarme: “A Oristano si muore di dolore”

“Si può rimanere indifferenti di fronte a chi, letteralmente, muore di dolore? Evidentemente sí, se chi può offrire il sollievo delle cure palliative non ha la possibilità di utilizzarle”. La forte denuncia è dell’Associazione “Komunque Donne odv”, che da giorni riceve segnalazioni e richieste d’aiuto da persone con patologia oncologica, che necessitano di cure palliative. La situazione locale é però fuori controllo.
L’Hospice “Dottoressa Angela Nonnis” (6 posti letto sempre occupati) e cento pazienti in Assitenza Domiciliare sono seguiti da un palliativista in tutta la provincia di Oristano, da Laconi a Bosa. “Non casualmente la nostra Associazione ha donato l’altro anno una macchina per trasporto personale e farmaci” – fa notare la presidente Maria Delogu.

La Ford Escort donata dall’associazione Komunque Donne all’Hospice di Oristano

L’assistenza a tutte queste persone é affidata a due soli medici che turnano: l’anestesista Giuseppe Obinu e l’oncologa Filomena Panzone. In questi giorni la dottoressa Panzone é assente e tutto il carico di lavoro é affidato al dottor Giuseppe Obinu che é autorizzato a svolgere in Hospice e Adi 6 ore settimanali (generalmente va in Hospice 3 giorni alla settimana per 2 ore). Entrambi i medici sono unanimemente descritti come “angeli sulla terra”, così come infermieri e personale tutto, ma non sono ancora attrezzati per i miracoli e così, pur con tutta la buona volontà, Giuseppe Obinu, direttore sanitario dell’Hospice e medico in solitaria, in questi giorni non può umanamente seguire tutti i pazienti e le pazienti.

“Scartando l’ipotesi di un suo meritato dono dell’ ubiquità, è ormai imprescindibile, indispensabile, civile poterlo avere per più ore, oppure dotare l’Hospice e l’Adi di altre figure professionali palliativiste che restituiscano dignità e fiducia a chi soffre – conclude Maria Delogu -. L’alternativa alle cure domiciliari, oltre l’Hospice che accoglie in camere singole e con tutte le cure possibili ma ha appunto solo 6 posti, è l’ospedale, ultimamente impraticabile causa Covid da chi ha già patologie importanti.
Come associazione vorremmo poter dare risposte, ma non ne abbiamo. Possiamo solo sperare che chi può fare qualcosa guardi le persone che hanno dolori inimmaginabili senza distogliere lo sguardo e agisca in modo concreto ed immediato. Perché il dolore, soprattutto se non finalizzato alla guarigione, é davvero insopportabile”.

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