Licanìas. Il Festival di Neoneli che vuole abbattare i “Muri”

È stata presentata la settima edizione di Licanìas, il festival in programma a Neoneli dal 22 al 25 giugno. Ad aprire l’incontro il sindaco del piccolo borgo del Barigadu, Salvatore Cau, che ha sottolineato l’importanza della cultura «come base per la crescita di una comunità; e del coinvolgimento della Consulta giovanile come segnale incoraggiante per il futuro. Per un paese di 650 abitanti – ha precisato il sindaco – senza ristoranti o alberghi, è fondamentale organizzare un festival che esca dai propri confini per diventare un evento territoriale. Per questo abbiamo coinvolto biblioteche, scuole e librerie, non solo del Barigadu, per una serie di attività che vanno oltre i quattro giorni di Licanìas».

Silvia Ballestra, Gino Castaldo, Ritanna Armeni, Eraldo Affinati, Mario Tozzi, Tommaso Pincio, Nadia Terranova sono solo alcuni degli ospiti che hanno risposto alla chiamata del nuovo direttore artistico, Giuseppe Culicchia, tra i più apprezzati scrittori italiani, che a Neoneli ha dedicato un racconto nel 2018 al seguito di una residenza artistica. A lui il compito di presentare il programma e soprattutto il tema conduttore della rassegna: Muri. «È un tema di grande attualità che fotografa molto bene il nostro tempo. Se la caduta del Muro di Berlino ha rappresentato l’inizio di una fase di pacificazione, dialogo e apertura, gli anni che viviamo ci raccontano l’erigersi di nuovi muri, nuovi conflitti, nuove barriere. Ci sono poi i muri che non vediamo, quelli sociali, eredità di una pandemia che ci ha privati del contatto e della condivisione; e i muri generazionali, in un Paese in cui è sempre più ampio il divario tra chi è tutelato dai diritti conquistati nel tempo, e chi quei diritti se li è visti azzerare, grazie alla chimera di un precariato rivenduto come forma di libertà che invece impedisce ai più di immaginarsi, costruirsi un futuro».

A declinare il tema del festival anche la mostra Il muro degli angeli, curata da Anna Rita Punzo. «Il muro degli angeli – ha spiegato – è il nome dato da Alda Merini alle pareti della stanza da letto nella sua casa sui Navigli. Il ricordo di quegli ambienti e del sorriso della poetessa riemergono dalle fotografie dell’artista sarda Giusi Calia, che ebbe modo di conoscerla e di ritrarla. Da qui l’idea di realizzare un doppio racconto, che allarga lo sguardo a coloro che vennero confinati dentro i muri degli ospedali psichiatrici e a chi, come Alda Merini, è sopravvissuta a quella forma di detenzione. Autori e interpreti di questo progetto saranno due protagonisti dell’arte contemporanea sarda: Giusi Calia, appunto, e Ruben Mureddu, già protagonista di un progetto artistico nei locali dell’ex ospedale psichiatrico di Rizzeddu, a Sassari. Un’esperienza che ha portato alla realizzazione di 30 opere pittoriche che saranno visitabili a Neoneli».

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