Sardegna chiama Sardegna: “Cambiamo la legge elettorale sarda”

“In Sardegna, il voto di decine di migliaia di cittadini da 10 anni a questa parte non conta. Il paradosso è che sia proprio una legge a generare questo assurdo vulnus democratico: la Legge Statutaria 1/2013. Tra le sue tante storture, prevede una soglia di sbarramento del 5% per una singola lista non coalizzata e il 10% per le liste coalizzate. La conseguenza è che chi, legittimamente, ha deciso di non allearsi con le grandi coalizioni maggiori, proponendosi agli elettori con liste singole o coalizioni alternative – spesso con mezzi e risorse limitate -, è rimasto escluso dal Consiglio Regionale, in queste ultime tre tornate elettorali”. A pensarla così sono gli esponenti del movimento “Sardegna chiama Sardegna”.

“Il problema è che il voto di decine di migliaia di persone non ha sortito alcun effetto: oltre 70 mila preferenze inascoltate. Ne consegue un consiglio regionale poco rappresentativo della società sarda. Non a caso, aumenta l’astensione: nelle elezioni del 2014 l’astensionismo fu del 47,6%; in quelle del 2019, il 46,2%; nelle ultime si arriva al 48,1%”.

Gli aspetti critici non si limitano alle alte soglie di sbarramento. “La legge attuale ostacola la presenza delle donne nel Consiglio Regionale, comprime sistematicamente la rappresentanza di alcuni territori (Medio Campidano e Ogliastra), favorisce il voto clientelare, grazie alla possibilità del voto disgiunto. Pensiamo che questo sia il momento giusto per aprire una discussione partecipata su una nuova legge elettorale, non dettata da convenienze contingenti”.

“Proponiamo a tutte le forze politiche sensibili, presenti o esterne al Consiglio Regionale, dimaggioranza e di minoranza, a tutte le forze sociali, movimenti e singoli sensibili alla questione, un primo incontro pubblico nel quale confrontarci su un’ipotesi di percorso condiviso per cambiare la Legge Statutaria 1/2013, nell’ottica di garantire maggiormente la rappresentanza. Proponiamo di confrontarci sull’attivazione, nel corso dell’autunno 2024, di un percorso partecipativo condiviso e strutturato, un “Forum per una nuova democrazia sarda” che, con l’ausilio di esperti nelle materia elettorale, permetta una discussione innovativa su alcune questioni decisive che vanno analizzate in profondità, prima ancora di proporre su di esse nuovi articolati di legge. Un processo che permetta dunque un dibattito costruttivo su queste e altre priorità:

● premio di maggioranza;

● soglie di sbarramento;

● questione di genere;

● elezione diretta del Presidente;

● dimensione circoscrizioni elettorali;

● modalità di presentazione delle nuove liste;

● voto disgiunto;

● strumenti di democrazia partecipativa.

“Pensiamo che, come esito finale del Forum, possa essere pubblicato un Manifesto per una nuova democrazia sarda, con indicazioni puntuali da dibattere sui territori e da consegnare alla I Commissione “Autonomia e ordinamento regionale”, affinché si traduca in proposta legislativa. Su queste basi, chiamiamo tutte le forze politiche e sociali, e tutti i cittadini e le cittadine, all’incontro di domenica 30 giugno, a partire dalle 10, al centro civico culturale di Bauladu in piazza Emilio Lussu. Rifondiamo insieme la democrazia sarda, per un popolo più consapevole e protagonista delle scelte che riguardano il futuro di tutti”

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